Lettera aperta del CSA al Consigliere federale Alain Berset del 20 aprile 2020

Il Consiglio svizzero degli anziani La ringrazia per l’attenzione che dimostra per la popolazione svizzera durante la crisi attuale. Apprezziamo il fatto che abbia una particolare attenzione per la salute delle persone anziane.

 

Tuttavia, dobbiamo comunque constatare che permangono molte incertezze per quanto riguarda il COVID-19. Si ignora ancora molto su come il virus colpisca gli esseri umani: è la quantità di virus a determinare il fatto che una persona si ammali o meno? Il virologo Christian Drosden sospetta che sia questo il motivo per cui la malattia colpisca spesso il personale sanitario. Le persone che sono affette da anomalie genetiche o che hanno un determinato gruppo sanguigno sono particolarmente a rischio? Bisogna avere essenzialmente uno stato di salute con un sistema immunitario compromesso o bisogna essere stati colpiti in precedenza da alcune malattie o è solo l’età superiore a 65 anni a essere determinante?

 

Il CSA riconosce che l’età avanzata comporta un rischio maggiore di decesso in caso di Covid-19. Eppure, secondo le cifre prodotte dalla Cina e dalla Germania, la maggior parte dei malati colpiti da Covid-19 appartiene alla fascia d’età compresa tra i 35 e i 59 anni. Ciò conferma che le persone di tutte le età affette da malattie pregresse debbano essere considerate a rischio. Determinante non è, quindi, l’età, ma la presenza di malattie pregresse. Di conseguenza, è importante che vengano prese misure protettive per tutte le categorie d’età.

 

Non di meno, desta preoccupazione la campagna mediatica incentrata principalmente sulle persone anziane. Quali sono i vantaggi nell’anteporre l’economia alla salute o i giovani agli anziani? Bisogna accusare le persone anziane di essere responsabili delle conseguenze economiche di questa crisi? Questo non può che favorire uno sfaldamento della società le cui conseguenze andrebbero ben oltre la pandemia.

 

Se anche l’OPLM, tramite l’Accademia svizzera delle scienze mediche, non esita a limitare l’accesso alle terapie intensive secondo un limite d’età o, tenuto conto della scarsità di respiratori, cerca di sapere tramite un sondaggio quale vita meriti di essere salvata, allora camminiamo su un terreno pericoloso.

 

Vi preghiamo di prendere in considerazione queste tendenze e di ammettere che le persone anziane non sono tutte automaticamente a rischio o non appartengono in generale a un gruppo a rischio. Già oggi, chi ha più di 65 anni è oggetto di critica quando va a fare la spesa o si presenta in pubblico. Ancora più inquietante è il fatto che le persone anziane si ritirino sempre più dalla vita sociale, cadendo in solitudine. A nostro avviso, quindi, è importante comunicare chiaramente quando e come le persone con più di 65 anni potranno ancora partecipare nuovamente alla vita sociale. Ciò di cui c’è bisogno – e concordiamo con Lei- “sono soluzioni adeguate a favorire l’auto-protezione di tutte le persone a rischio“.

 

Il CSA ringrazia il Consiglio federale per il suo grande impegno in questo periodo difficile e auspica che si tenga conto delle nostre preoccupazioni nell’interesse di tutte le persone anziane.

 

Cordiali saluti

 

La Copresidenza del Consiglio svizzero degli anziani.

     

Bea Heim e Roland Grunder